L’endometriosi è una malattia poco conosciuta ma molto diffusa, che sicuramente merita ancora studi e indagini.
Oggi ne parliamo sul mio blog in quanto per varie ragioni può avere un impatto più o meno diretto anche sulla vita mentale.
Anzitutto chiariamo brevemente di che cosa si tratta per poi passare alle riflessioni dal punto di vista psicologico (chi conosce già può passare al paragrafo successivo, mentre per maggiori approfondimenti consiglio anzitutto il sito http://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jspid=4487&area=Salute%20donna&menu=patologie )
Nell’endometriosi il tessuto che normalmente riveste la parete interna dell’utero (endometrio) si trova in altri organi quali le ovaie, le tube, il peritoneo, la vagina, talvolta anche l’ intestino e la vescica.
Durante il ciclo mestruale, col cambiamento di ormoni che si viene a verificare, tale tessuto va incontro ad un sanguinamento interno che da così origine a cisti e ad infiammazioni croniche degli organi coinvolti.
I sintomi sono dunque ciclici e dipendono dalla zona corporea in cui è presente il tessuto endometriale. In rari casi la malattia non produce sintomi ma può essere colta prestando attenzione ad alcuni “campanelli” quali dismenorrea ( ossia mestruazione accompagnata da forti dolori al basso ventre), dispareunia (dolore nel corso del rapporto sessuale), dolore pelvico cronico anche al di fuori del ciclo mestruale, infertilità.
L’ endometriosi è una problematica complessa per cui è auspicabile la collaborazione tra diversi professionisti che si occupino degli aspetti somatici, psichici e sistemici investiti.
Dal punto di vista psichico i dolori continui spesso portano la donna a ripiegarsi su sé stessa, soprattutto se si tiene conto del fatto che il dolore può farsi così importante da compromettere la normale routine e relative attività della giornata. Infatti gli stati di dolore e sofferenza inducono generalmente un maggior contatto con una parte profonda di noi e con quei pensieri e sensazioni negative che abitualmente si riescono a tenere a bada attraverso un ancoraggio alla quotidianità e ad attività piacevoli.
Nell’endometriosi il malessere è spesso legato al ciclo mestruale ma a livelli più gravi della malattia può sorgere improvvisamente: in questo caso bisogna fare i conti con un dolore molto elevato a carattere piuttosto imprevedibile. Fronteggiare una situazione cronica di questo tipo comporta molta fatica e una strada che si può facilmente adottare è quella di “combattere una parte di sé ” , una parte sofferente che come tutti i nostri dolori può in effetti essere difficile da integrare e accettare.
Purtroppo però quella parte osteggiata è a tutti gli effetti una parte che non si può scindere da sé stessi e in quanto tale mette in gioco la persona su più livelli, personali e relazionali.
Aggiungo una riflessione : spesso la diagnosi che tarda ad arrivare viene accompagnata da difficoltà emotive importanti, infatti le donne mi riferiscono frequentemente di essersi sentite sottovalutate nel proprio vissuto e nei tentativi di far capire agli altri (a volte anche al personale sanitario) la realtà e l’entità della loro sofferenza. Questo accade spesso perché i sintomi possono inizialmente presentarsi in maniera sottile, inducendo difficoltà nel porre una diagnosi differenziale.
Il mancato riconoscimento dei vissuti è un nodo importante da affrontare: sentire che non c’è spazio e o significato per quanto si sente può essere molto destabilizzante.
Quando manca un perché al proprio dolore è infatti frequente sentire rabbia, ansia, solitudine.
Ultimo ma non ultimo l’endometriosi si correla ad un aumentato rischio di infertilità: una percentuale che oscilla tra il 25 e il 50 % delle donne infertili presentano endometriosi. Da un punto di vista medico le terapie oggi disponibili permettono in molti casi di superare la problematica di infertilità, anche se in alcuni casi i medici proporranno di intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita.
Se gli interventi medici possono essere quindi su tanti livelli e di tipi differenti non si può certo lasciare indietro il piano psicologico.
Quindi a livello iniziale è importante gestire la paura che ppuò accompagnare la ricerca di una spiegazione, mentre successivamente la diagnosi molto lavoro mentale investe il piano dell’accettazione e del signif
Per cui dal punto di vista psicologico mi sento di dire che in questa patologia è importantissimo attenzionare due aspetti cruciali. Uno è il significato che assume per ognuno la consapevolezza di una malattia cronica, nel particolare una malattia che investe la propria femminilità , andando ad elaborare emozioni e sentimenti di rabbia, di tristezza, che spesso sono sottesi. Si tratta di un’elaborazione della diagnosi a livello identitario.
Secondo, ma non secondo per importanza, quando si va toccare la problematica di infertilità è importante chiedersi che significato assume la diagnosi a livello duale, nella coppia.
Gli intrecci possibili sono moltissimi, unici come uniche sono le persone e le coppie che si formano. Credo però che quando si è in età riproduttiva, anche qualora non si stia cercando una gravidanza, si vadano a toccare comunque nodi molto delicati dell’identità femminile e del vissuto della coppia. Anche perché, al di là della ricerca di un figlio la coppia è anche vita sessuale, e questa sfera intima e preziosa che caratterizza in modo differente ogni coppia può subire contraccolpi importanti sia per i sintomi fisici, che possono rendere difficili o persino dolorosi i rapporti, sia per i significati che hanno. Tendo infatti a sottolineare che l’essere umano comunica anche col comportamento sessuale: avere un rapporto non è solo qualcosa di meccanico, ma anzi è espressione della persona e della relazione in quel momento vissuta da i due partner.
Ecco allora che un approccio multidisciplinare appare particolarmente importante: come un cristallo ha tante facce così anche le persone hanno molti aspetti di cui tenere conto. La cura con la C maiuscola dovrebbe investire tanti piani: da quello farmacologico e comportamentale, relativo anche agli stili di vita assunti, a quello psicologico, relazionale, emotivo.
Accettare questi cambiamenti e farli divenire parti sé e della propria vita può essere impegnativo, ma se si riesce a fare questo importante salto allora vissuti che estraniano e portano ad isolarsi possono invece venire trasformati, fino a comprendere l’ endometriosi come un pezzetto della propria vita.