Benché le giornate, dal punto vista oggettivo, scorrano sempre allo stesso ritmo, dal punto di vista soggettivo ognuno di noi ha sicuramente sperimentato la sensazione che esista una vera e propria alternanza tra momenti sereni, fluidi, in cui tutto procede lungo una sorta di continuum, e momenti di discontinuità, dove cambiamenti che avvengono fuori o dentro di noi possono innescare la percezione di avere a che fare con una nuova fase della vita. Gli psicologi parlano infatti di “fasi del ciclo di vita” dove a seconda dell’età, dei cambiamenti biologici/cognitivi/emotivi, ma anche del contesto socioculturale, l’individuo si trova a vivere momenti particolarmente ricchi di sfide. Eventi biologici che possono innescare un ripensamento a sé stessi e una sorta di crisi rispetto ad uno stato precedente di cose sono per esempio la pubertà, la menopausa.
Ma non solo: uno studio condotto negli Stati Uniti evidenzia che le persone che si apprestano a passare da una decade di vita all’altra sembrerebbero più inclini a ripensare a sé stessi sentendosi al varco di una soglia che li condurrà in una nuova fase della loro vita.
La sensazione di essere di fronte alla chiusura di un percorso e all’imbocco di un nuovo sentiero potrebbe fornire la spinta per rivalutare priorità e comportamenti: intorno a quei compleanni che finiscono per il numero 9 (29, 39, 59, ecc.) aumentano le spese particolarmente costose, come l’acquisto di auto sportive, interventi estetici, al tempo stesso si registrano cambiamenti particolarmente repentini sia in senso positivo, come può essere abbracciare una costante attività sportiva, o viceversa un tono più basso dell’umore.
Ma le persone sono fatte anche di relazionalità, di cambiamenti nella loro rete sociale: eventi importanti come il matrimonio, l’uscita di casa di un figlio possono risuonare anche nell’intera famiglia, luogo in cui possono attivarsi dinamiche totalmente nuove.
Insomma, il passaggio da una fase all’altra non è qualcosa di per sé scritto nei geni o scandito dai fatti del mondo esterno, ma è piuttosto un’elaborazione che ognuno di noi compie dentro di sé, profondamente legata al divenire della vita!
E’ normale che le condizioni e i meccanismi legati al processo di trasformazione spesso siano tormentosi e abbiano a che fare con la sensazione di vulnerabilità, di perdita, a volte di rabbia o ansia, attraverso i quali però si aprono nuove opportunità.
Einstein diceva “serve un nuovo modo di pensare per superare i problemi creati dai vecchi modi di pensare”. A volte questo processo si sviluppa in modo fluido, col trascorrere della vita, a volte invece questo movimento può risultare più difficoltoso, può “incepparsi”. E’ in questi casi che può rivelarsi interessante un percorso psicologico: attraverso di esso la persona può essere aiutata a cercare punti forza dentro di sé, a sperimentare nuove strade, ad allargare il campo delle possibilità.
Da soli o aiutati da qualcuno ciò che conta è che ognuno possa far emergere dalle fasi di crisi nuove opportunità, nuovi equilibri. E quando anche le relazioni, la quotidianità, sembrano “rompersi”, quello che suggerisco ai miei pazienti è di guardare un po’ alla loro vita secondo la tecnica giapponese Kintsukuroi, metodo secondo cui i cocci dei vasi di ceramica rotti vengono riassemblati attraverso una giuntura costituita di polvere d’oro, con risultati straordinari: il manufatto è ora percorso da linee dorate che lo rendono nuovo, diverso, bellissimo. Qualcosa di cui si pensava non rimanesse nulla e che, anzi, fosse interamente da buttare, si trasforma così in un oggetto prezioso, nuovo e creativo.
Dott.ssa Azzali Sara
Psicologa Psicoterapeuta a Parma e Fidenza